27 giugno 2019

Da discente a docente

– Alle, – cominciò, col suo solito piglio da grillo petulante, la domanda: – ma le ragazze si masturbano? – chissà donde nasceva in lui quell’astrusa domanda sull’assurdo mondo femminile?
– Sì… – cioè, perché non dovrebbero?
– E come… fanno così? – cominciò a strofinarsi col dito sul suo florido pacco. Ecco, dove voleva arrivare…
– No, dentro…

17 giugno 2019

La zuccata

Aveva davvero uno sguardo malandrino oggi Luca. Da quando si era seduto, continuava a guardarmi con un strano sorrisetto un po’ inquietante… cogitava qualcosa nella sua testolina matta, anche se non capivo cosa: si limitava a seccarmi con inutili domande, più intento a farmi perder tempo, o meglio ad assicurarsi che non avessi tempo: per lui, per noi, per quello che prima o poi – sapevamo – saremmo finiti a fare. Ma perché tutte quelle domande? Stavo letteralmente impazzendo: odio non sapere che cosa non sta per succedermi attorno, odio essere in balia della gente!

13 giugno 2019

Il flauto

Ero riuscito a confinare Niki in casa e, ancora meglio, a convincerlo a stare sul tavolo in sala, corrompendolo con qualche croccantino; speravo solo che, come la solito, quello sclerotico d’un gatto non si fosse scappato via non appena avvistato Luca: gli avevo promesso che oggi l’avrebbe visto, e ci sarei riuscito!
Quando Luca arrivò, notò subito Niki sul tavolo, buttò lo zaino per terra e corse immediatamente dal gatto, senza neanche degnarmi d’uno sguardo. – Ma ciao! – gridò con vocina da bambino efebico, contornandolo con le braccia – …come si chiama, Alle?

9 giugno 2019

Compiti maledetti

Ciao! – gli avevo appena detto, non più di due ore e mezzo fa, uscendo dalla sua auto, ed ora rieccomi qua, di nuovo a salutarlo, davanti alla soglia di casa, mentre entra col suo zaino ingombrante, ancora sulle spalle. Ormai da tre giorni usufruivo del servizio navetta di mia madre, gentilmente offerto lungo il tragitto casa-scuola, e io per “sdebitarmi” – parole dei miei – dovevo aiutarlo. ogni tanto. a fare compiti o a studiare; anche se, per quel poco che lo conoscevo, non era certo lui ad averne bisogno, del mio aiuto.
Dai, entra alla svelta! ché oggi, tra i compiti e la verifica, non ho neanche il tempo di guardarmi alle spalle. – Luca non rispose: col suo fare sicuro di sempre, mi guardò con una faccia che sembrava dare poco credito alle mie parole, quasi sapesse di aver lui il comando, e sistemò diligentemente i suoi libri di scuola sul tavolo, assieme ai quaderni.

5 giugno 2019

Notti insonni

Non riuscivo più a dormire; nelle ultime tre notti, praticamente insonni, non avevo chiuso occhio, perseguitato com’ero dalle mie mille fantasie: un continuo, unico sogno morboso assediava la mia mente, e ad occhi chiusi o aperti per un adolescente non fa più alcuna differenza: il mondo è un’inesauribile fucina di stimoli erotici. Era da lunedì che Luca non veniva, ed era da quel dì che anch’io non venivo, per consumare tutta la nostra frenesia in sua compagnia; ma di quel biondino, neanche l’ombra!

4 giugno 2019

Pomeriggio con Luca

Trascorrevo quel tranquillo lunedì pomeriggio, dall'inizio della scuola, comodamente spaparanzato sul divano di casa, quando un ronzio passò per la via. Un clacson d’un motorino attirò la mia attenzione, gracchiando insistentemente. Scostai la tenda: uno sconosciuto davanti al cancello dava l’idea d’attendere che il padrone di casa gli aprisse il cancelletto; non sapevo chi fosse, non conoscevo nessuno con quel cinquantino, ma dalla statura non c'erano dubbi. Di solito odio le visite inattese: mi sanno d'invadenza, come se l'ospite s'aspettasse ch’io sia sempre al suo servizio; in quel caso, però, avrei potuto anche fare un’eccezione e aprire il cancello, ma giocare a identificare dell'intruso era più divertente. Già a metà del vialetto non ebbi più dubbi: un esserino minuto, vestito di corto, con la maglietta blu e il mitico "46" sopra al petto; anche se l'ombra del casco ne occultava l'identità, sapevo che sotto quel tondo copricapo si nascondeva la buffa testolina di Luca. Giunto al cancelletto, finalmente intravidi il bianco ridente dei suoi occhi brillanti, da dietro la visiera; era tutto così nuovo: il casco nuovo, il motorino nuovo, persino lui stesso sembrava nuovo di fabbrica. E com'era ossimorico quel suo esile figurino rispetto all'enorme Aprilia nuovo: una visione che quasi induceva alla tenerezza. Pensai a quant’anch'io – due anni prima – dovessi sembrar buffo su quei cinquantini sovradimensionati per le stature dei medi quattordicenni; aveva quasi del miracoloso come, così minutino, riuscisse a sostenere quell'enorme mole di plastica e do metallo.

1 giugno 2019

Primo giorno di scuola

Bibip… Bibip… Bibip… Bibip… Bibip… suona maledetta la sveglia col suo trillo elettronico fin dentro la mia testa, riecheggia per la stanza e mi desta. È una nuova giornata, è di nuovo mattina, ma oggi è diverso: è più presto. È arrivato settembre, e presto arriverà anche lei… È finita l’estate, quindi addio ai calzoncini corti, alle gite pomeridiane in motorino con gli amici, alle lunghe giornate, ai pomeriggi assolati, alle piscine serali, alle uscite domenicali, addio estate… oddio, è iniziata la scuola! Dal basso mia madre mi chiama: sono il solito pigrone che non vuole svegliarsi mai, ma se fra poco non sarò io a scendere, presto sarà lei a salire a sbrandarmi dal letto. Guardo fuori la finestra l’umore uggioso della giornata, ma so già che non durerà; odio questa stagione: è fresco la mattina presto, poi fa caldo quando esco se c'è il sole e poi di nuovo fresco quando questo va a dormire; non so mai cosa mettermi, mi vesto a strati, ma ho immancabilmente freddo quando fa fresco e sudo quando c’è il sole… non vedo l’ora che sia già primavera. Scendo assonnato, fo colazione svogliato e senza capire neanche cos’ho mangiato, mi ritrovo nel cortile con mia madre che chiude a doppia mandata il portone di casa – fosse per lei lo sprangherebbe pure! Come un dolce tedio è ricominciato il nostro solito tran tran; mi accompagna all’autostazione, anche lei in fondo deve andare al lavoro, per fortuna il suo mezzo parte prima, e così mi ritrovo solo circondato da facce di adolescenti: son tutti delle superiori, eccetto qualche outsider delle medie; ogni tanto becco qualche faccia nuova da primino, ne vedo molte quest’anno, sono coloro che non sanno ancora come va il mondo da queste parti: appena avvistano l’automezzo si accalcano infatti tutti nei posti sbagliati, così i primi a salire siamo noi, quelli del triennio, accaparrandoci i posti migliori.