Oggi non ho più voglia di vivere, vorrei soltanto di morire, scomparire
come non essere mai nato, lavato via come lacrime nella pioggia…
Cronache di Terza
Le avventure erotiche di due liceali
12 gennaio 2020
26 agosto 2019
Roller skaters
Ero già pronto per uscire, inforcare la bici, e svolgere quelle piccole
commissioni che i miei mi avevano simpaticamente lasciato per impegnare
il pomeriggio tra un compito e l’altro: una capatina al supermercato, un
OM per mio padre, e in fine qualcosina per me; quando il campanello
suonò. Chi poteva mai essere a quest’ora non presta né tarda, ma
comunque insolita per un’improvvisata? Spostai la tenda, e un caschetto
blu scorreva avanti e indietro dietro la siepe, e sotto l’inconfondibile
faccia di Luca. Ma che voleva? Era già venuto ieri... e poi dov’era il
suo scooter? in più c’era qualcosa d’insolito, non solo nel suo
caschetto a calotta, e in quel moto irreale, ma in lui rispetto
all’ambiente circostante, che non riuscivo a cogliere. Dal suo sguardo
furbetto voleva senz’altro entrare, ma io avevo due possibilità:
lascialo entrare e perdere altro tempo, o farlo aspettare e sbattergli
in faccia, da dietro la cancellata, che io non avevo tempo per lui, così
imparava anche l’inopportunità di presentarsi inatteso. Scelsi la
seconda, indicandogli il cancello, e subito vi si diresse, a una
velocità incredibile. Ma che stava succedendo?
25 agosto 2019
Giornanta nera
Quel giorno proprio avrei dovuto dire di non venire a Luca: visto che
ormai i nostri incontri pomeridiani erano scanditi, per tacito accordo,
due volte la settimana, martedì e venerdì; ma oggi proprio non era
giornata. Un di quei giorni che nascono storti fin dal mattino: questa
era l’idea che avevo e che perdurò per tutto il mattino, anche nel
ritorno con sua madre. Volevo solo starmene da solo coi miei pensieri,
non vedere nessuno, nemmeno lui, perché scontavo già che avremmo finito
per litigare: mi conoscevo troppo. Ma non ce la feci a dirglielo, per
non sentirmi subissare di domande, e nella speranza che nel frattempo il
nervoso mi sarebbe passato.
24 agosto 2019
Finalmente a cena
Comparve in cucina una gran buffa macchia scura, quasi un omino Michelin
tutto vestito di nero; ma dov'era finita la sua solita tinta di blu,
che lo accompagnava sempre durante le trasferte a casa mia: quella
consueta dei suoi jeans oltremare? Poi, in quel groviglio scuri,
comparve finalmente un tocco di colore, nel biondo dei suoi capelli, una
volta levatosi il casco; ma il su-di-lui mio colore preferito comparve
solo alla volta di una distinta camicetta turchese, che, levata la
giacca, assieme a quei pantaloni, all'occhio, di pregevole fattura,
sembrava formare un completo elegante: ma non era un vero... non era un
completo, né un coordinato, né un abito da sera, ma solo un semplice
abbinamento: solo da lui così impeccabilmente portato, da sembrare
abbinato dall'occhio esperto di uno stilista finocchio.
27 giugno 2019
Da discente a docente
– Alle, – cominciò, col suo solito piglio da grillo petulante, la
domanda: – ma le ragazze si masturbano? – chissà donde nasceva in lui
quell’astrusa domanda sull’assurdo mondo femminile?
– Sì… – cioè, perché non dovrebbero?
– E come… fanno così? – cominciò a strofinarsi col dito sul suo florido pacco. Ecco, dove voleva arrivare…
– No, dentro…
– Sì… – cioè, perché non dovrebbero?
– E come… fanno così? – cominciò a strofinarsi col dito sul suo florido pacco. Ecco, dove voleva arrivare…
– No, dentro…
17 giugno 2019
La zuccata
Aveva
davvero uno sguardo malandrino oggi Luca. Da quando si era seduto, continuava a
guardarmi con un strano sorrisetto un po’ inquietante… cogitava qualcosa nella
sua testolina matta, anche se non capivo cosa: si limitava a seccarmi con
inutili domande, più intento a farmi perder tempo, o meglio ad assicurarsi che non
avessi tempo: per lui, per noi, per quello che prima o poi – sapevamo – saremmo
finiti a fare. Ma perché tutte quelle domande? Stavo letteralmente impazzendo:
odio non sapere che cosa non sta per succedermi attorno, odio essere in balia
della gente!
13 giugno 2019
Il flauto
Ero riuscito a confinare Niki in casa e,
ancora meglio, a convincerlo a stare sul tavolo in sala, corrompendolo con qualche
croccantino; speravo solo che, come la solito, quello sclerotico d’un gatto non
si fosse scappato via non appena avvistato Luca: gli avevo promesso che oggi
l’avrebbe visto, e ci sarei riuscito!
Quando Luca arrivò, notò subito Niki sul
tavolo, buttò lo zaino per terra e corse immediatamente dal gatto, senza neanche
degnarmi d’uno sguardo. – Ma ciao! – gridò con vocina da bambino efebico,
contornandolo con le braccia – …come si chiama, Alle?
9 giugno 2019
Compiti maledetti
– Ciao! – gli avevo appena detto, non
più di due ore e mezzo fa, uscendo dalla sua auto, ed ora rieccomi qua, di
nuovo a salutarlo, davanti alla soglia di casa, mentre entra col suo zaino
ingombrante, ancora sulle spalle. Ormai da tre giorni usufruivo del servizio
navetta di mia madre, gentilmente offerto lungo il tragitto casa-scuola, e io
per “sdebitarmi” – parole dei miei – dovevo aiutarlo. ogni tanto. a fare compiti
o a studiare; anche se, per quel poco che lo conoscevo, non era certo lui ad
averne bisogno, del mio aiuto.
– Dai, entra alla svelta! ché oggi, tra i
compiti e la verifica, non ho neanche
il tempo di guardarmi alle spalle. – Luca non rispose: col suo fare
sicuro di sempre, mi guardò con una faccia che sembrava dare poco credito alle
mie parole, quasi sapesse di aver lui il comando, e sistemò diligentemente i
suoi libri di scuola sul tavolo, assieme ai quaderni.
5 giugno 2019
Notti insonni
Non
riuscivo più a dormire; nelle ultime tre notti, praticamente insonni,
non avevo chiuso occhio, perseguitato com’ero dalle mie mille fantasie:
un continuo, unico sogno morboso assediava la mia mente, e ad occhi
chiusi o aperti per un adolescente non fa più alcuna differenza: il
mondo è un’inesauribile fucina di stimoli erotici. Era da lunedì che
Luca non veniva, ed era da quel dì che anch’io non venivo, per consumare
tutta la nostra frenesia in sua compagnia; ma di quel biondino, neanche
l’ombra!
4 giugno 2019
Pomeriggio con Luca
Trascorrevo
quel tranquillo lunedì pomeriggio, dall'inizio della scuola, comodamente spaparanzato
sul divano di casa, quando un ronzio passò per la via. Un clacson d’un motorino
attirò la mia attenzione, gracchiando insistentemente. Scostai la tenda: uno
sconosciuto davanti al cancello dava l’idea d’attendere che il padrone di casa
gli aprisse il cancelletto; non sapevo chi fosse, non conoscevo nessuno con
quel cinquantino, ma dalla statura non c'erano dubbi. Di solito odio le visite inattese:
mi sanno d'invadenza, come se l'ospite s'aspettasse ch’io sia sempre al suo
servizio; in quel caso, però, avrei potuto anche fare un’eccezione e aprire il
cancello, ma giocare a identificare dell'intruso era più divertente. Già a metà
del vialetto non ebbi più dubbi: un esserino minuto, vestito di corto, con la
maglietta blu e il mitico "46" sopra al petto; anche se l'ombra del
casco ne occultava l'identità, sapevo che sotto quel tondo copricapo si
nascondeva la buffa testolina di Luca. Giunto al cancelletto, finalmente
intravidi il bianco ridente dei suoi occhi brillanti, da dietro la visiera; era
tutto così nuovo: il casco nuovo, il motorino nuovo, persino lui stesso
sembrava nuovo di fabbrica. E com'era ossimorico quel suo esile figurino rispetto
all'enorme Aprilia nuovo: una visione che quasi induceva alla tenerezza. Pensai
a quant’anch'io – due anni prima – dovessi sembrar buffo su quei cinquantini sovradimensionati
per le stature dei medi quattordicenni; aveva quasi del miracoloso come, così minutino,
riuscisse a sostenere quell'enorme mole di plastica e do metallo.
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